Può accadere, percorrendo le strade di Berceto, di incontrare Samantha in compagnia di un bellissimo esemplare di falco pellegrino;
non capita tutti i giorni di poter apprezzare un animale così perfetto nel suo genere, all’apparenza docile e mansueto ma altrettanto sensibile e capace di azioni di volo e di caccia eccezionali.
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immagine del Falco Pellegrino —->
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immagini PiZanz testo tratto dal sito http://caponetti.it/STUDENTI2012/index.htm
GIANLUCA BARONE L’ARTE DELLA FALCONERIA
Falco Pellegrino (Falco Peregrinus)
Il falco Pellegrino è presente in quasi tutto il mondo. si contano circa 7000 coppie distribuite tra l’Europa, il nord Africa ed il Medio Oriente. Le migrazioni interessano principalmente i falchi Pellegrini dell’Europa del nord. I falchi dell’Europa centrale ed occidentale, dopo il periodo riproduttivo. si spostano continuamente, mentre quelli dell’Europa meridionale sono sedentari. Il Pellegrino, nella scelta di un ambiente, prende in considerazione più fattori: una ricca popolazione di uccelli, alte pareti (per la nidificazione) e spazi aperti. La riproduzione comincia tra i 2 e i 3 anni di vita. Pare che una coppia di falchi Pellegrini rimanga unita per tutta la vita. La deposizione delle uova (3-4) avviene tra febbraio e marzo; il periodo di cova dura circa un mese. I giovani lasciano il nido dopo 40 giorni e vengono seguiti dai genitori ancora per 2 mesi dopo l’involo. Il Pellegrino basa la sua alimentazione sugli uccelli, principalmente piccioni. Il tipo di caccia che pratica è particolare: cattura solo in volo le sue prede con una picchiata che pare possa raggiungere i 300 km/h. La sua colorazione tende ad essere biancastra nella parte superiore del petto, mentre nella parte inferiore è a barre trasversali nere. La parte dorsale è di colore grigio-ardesia, la coda è barrata, la testa è nera compresi i mustacchi che appaiono evidenti sulle guance bianche.
Il tornetto Il tornetto, o girella, è un doppio anello snodato che ha la funzione di evitare che i geti si attorciglino tra loro quando il falco si muove. In uno dei due anelli si applicano i geti, mentre nell’altro la lunga (vedi pagina seguente).
La lunga La lunga è una sottile striscia di pelle o cuoio della lunghezza di 1 metro, con ad un’estremità un nodo che la blocchi al tornetto. Essa è necessaria per tenere il falco sul pugno e per legarlo alla pertica ed al blocco.
Il sonaglio Piccola campanella legata al tarso del falco tramite un legaccio di pelle o cuoio, il sonaglio ha la funzione di indicare al Falconiere i movimenti, gli spostamenti e la posizione del falco anche quando non è visibile (per esempio, a terra o durante il volo). Il cappuccio è un copricapo di pelle o di cuoio usato per coprire gli occhi del falco: utilizzato per tranquillizzarlo e per poterlo trasportare senza shock, serve soprattutto per calmare l’animale, il quale, rispondendo a stimoli visivi, potrebbe farsi involontariamente del male. Il cappuccio deve essere fatto su misura e deve avere le seguenti caratteristiche: non deve toccare gli occhi del falco, deve permettergli di mangiare e di fare la cura2 . deve essere maneggevole: il Falconiere deve riuscire a metterlo ed a toglierlo con facilità. L’incappucciamento deve avvenire sempre quando il falco è sul pugno.
galleria immagini Falco Pellegrino di PiZanz
dal sito www.petfamily.it
La falconeria moderna Dott. GINO CONZO – Medico Veterinario Specialista in Patologia Aviare
Nota fin dai tempi antichi come tecnica di caccia, spesso ad esclusivo appannaggio dei ceti più elevati, la falconeria ha subito un’interessante evoluzione in tempi recenti. Le variazioni ambientali indotte dall’uomo hanno, talora, permesso ad alcune specie di prolificare enormemente nei nuovi habitat, causandovi spesso gravi danni. Un tipico esempio è rappresentato dai colombi torraioli, il cui numero è enormemente aumentato nei centri urbani grazie alle abbondanti risorse alimentari, la mancanza di predatori naturali e la ricchezza di siti di nidificazione. L’effetto negativo della presenza dei colombi (imbrattamento fecale, diffusione di germi patogeni, ecc.) non si fa sentire solo nei centri storici delle città d’arte, ma anche in altri ambienti quali, ad esempio, aeroporti ed aree ospedaliere. E’ noto che molte amministrazioni comunali dedicano energie e fondi allo sviluppo di piani per il controllo numerico dei colombi cittadini; sovente, tuttavia, questi progetti non raccolgono i risultati sperati. Anche altre specie aviari, oltretutto, hanno cominciato a colonizzare gli ambienti antropizzati o degradati dall’uomo, come avviene, ad esempio, per i gabbiani nelle discariche. L’impiego dei falchi rappresenta, al momento, un valido ed ecologico strumento per allontanare i volatili dagli obiettivi più a rischio. Tale attività, conosciuta come “Bird Control” viene svolta da esperti falconieri che mantengono lontani co-lombi ed altri uccelli semplicemente facendo volare i propri falchi nella zona che si vuole libera da tali volatili.
Le specie più utilizzate allo scopo del “Bird control” sono il Falco Pellegrino (Falco Peregrinus) ed il Falco di Harris (Parabuteo Unicintus).
Il volo alto e veloce del Falco Pellegrino ne permette un ottimo utilizzo negli aeroporti dove contribuisce non poco a tener lontano dagli aerei storni e colombi. Il Falco di Harris, caratterizzato da un volo basso e, soprattutto, da un’indole particolarmente socievole, viene impiegato con successo nelle aree urbane come, ad esempio, gli ospedali. Anche altre specie (Girfalco, Lanario, Sacro, ecc.) sono, comunque, impiegate in falconeria e tutte riprodotte in cattività. Guadagnare la fiducia del nuovo falco e rendergli familiare la figura umana è per il falconiere il primo obiettivo, raggiungibile con un paziente lavoro di addestramento invitando il falco a volare dal blocco sul pugno (protetto dal guanto di cuoio) del falconiere che stringe tra le dita un invitante bocconcino. Durante questa fase il falco è assicurato ad un cordicella in modo che non possa allontanarsi; una fuga in questo delicato periodo potrebbe essere fatale per l’animale. Nel giro di una decina di giorni (con un lavoro costante e dedicando circa 10 ore al giorno all’addestramento) si ottengono i primi risultati ed il falco può essere successivamente liberato, dal momento che si è certi del suo ritorno ottenibile con il richiamo del cibo.
VIDEO: addestramento falco (lanner falcon),voli al logoro
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L’addestramento, in pratica, non termina mai dal momento che vi è una continua “conoscenza” tra uomo e falco ed una continua correzione di errori dell’uno o dell’altro per ottenere i migliori risultati. Anche l’allenamento deve essere costante in quanto la muscolatura del falco deve es-sere sempre in perfetta forma per le necessità di lavoro. Durante la notte e nei momenti in cui non è sottoposto a lavoro, il falco viene alloggiato in una voliera, dove ha la possibilità di posarsi su appositi posatoi, o blocchi, spesso ricoperti da un particolare materiale (astroturf) che ricorda l’erba sintetica e viene impiegato al fine di prevenire alcune patologie degli arti, tipiche dei falchi, come il “bumblefoot”. Occorre, poi, ricordare che mantenere i falchi in perfetta salute è fondamentale per l’attività del falconiere e per questo motivo l’assistenza veterinaria e le varie misure sanitarie atte a prevenire le principali malattie dei rapaci giocano un ruolo molto importante nella moderna falconeria.
L’obiettivo del moderno falconiere che esercita il “Bird Control” è quello di disperdere gli uccelli in modo incruento. Il moderno falconiere non è un cacciatore ed il volo del falco non si conclude con la cattura e l’uccisione del malcapitato colombo. La sola presenza in volo del rapace è, infatti, sufficiente a terrorizzare gli altri volatili ed a disperderli. L’abile falconiere è in grado, infatti, di controllare il peso di volo del rapace in modo tale da permettere un volo efficace, ma non sufficientemente veloce da permettere la cattura della preda. E’ necessario, tuttavia, che il falco sia presente nell’area da cui si vogliono allontanare gli uccelli per periodi prolungati, altrimenti i volatili ben presto ricompaiono. E’ anche importante non far volare il falco sempre allo stesso orario, perché i co-lombi possono imparare i periodi della giornata in cui è meglio “dileguarsi” e quelli in cui possono stazionare senza pericolo. Il tempo necessario per sgomberare definitivamente l’area dagli uccelli indesiderati dipende molto anche dal tipo di colonizzazione dei volatili in una determinata area. Se, ad esempio, dei colombi trovano un ambiente propizio sia per nidificare che per alimentarsi sarà meno semplice allontanarli (e sarà necessario più tempo) che se lo stesso luogo fosse utilizzato solo come sito di nidificazione o di alimentazione.
VIDEO:Falchi contro piccioni
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All’Istituto Caterina da Siena non ne potevano più dei piccioni e dei loro quotidiani imbrattamenti. Così hanno aderito per primi all’operazione “Falchi scaccia piccioni” dell’assessore all’Istruzione ed Edilizia scolastica della Provincia, Marina Lazzati. Un programma che adotta il metodo eco-sostenibile della lotta alla pari tra volatili: i falchi cosiddetti “lavoratori” contro i piccioni colonizzatori che assediano le scuole causando problemi di igiene e manutenzione degli stabili. Protagonista della presentazione, naturalmente, un falco in piume e becco pronto a volteggiare nel cielo sopra alla scuola per poi tornare ad aggrapparsi al guanto del falconiere
VIDEO:Occhio al falco: rapaci a difesa del nostro patrimonio
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