Marco Botti superstite di Cefalonia e Sindaco di Albareto per 37 anni, ha cercato nel suo piccolo di promuovere la pace e la giustiziaAPPROFONDIMENTO dal sito www.gazzettadiparma.it LETTERE AL DIRETTORE
Inviato da:Marco Botti – Reduce di Cefalonia – già sindaco di Albareto
Signor direttore, vorrei ringraziare per la bellissima pagina che mi è stata dedicata sulla «Gazzetta di Parma» di domenica 19 febbraio nella rubrica «Gente di Provincia». Dall’articolo trapela attenzione e sensibilità verso una persona anziana come me che, sopravvissuto ad un periodo storico drammaticamente negativo come fu la guerra, ha anche cercato nel suo piccolo di promuovere la pace e la giustizia impegnandosi per risolvere qualche problema della propria comunità in qualità di amministratore comunale.Lei ha ben riassunto la mia vita, che abbraccia (purtroppo per me) quasi un secolo, nei due periodi fondamentali: «Strage di Cefalonia» e «Sindaco di Albareto per 37 anni»<—- articolo del 19-02-2012 Si salvò dalla strage di Cefalonia – Sindaco di Albareto per 37 anniwww.gazzettadiparma.itDalla concisa ricostruzione degli avvenimenti sembra che fui io a gridare «io essere fascista», invece fu un mio commilitone che fu anche la prima vittima di quel massacro. Forse per primo aveva capito le cattive intenzioni di quelle SS che, allontanatesi le truppe che ci avevano fatto prigionieri, avanzavano verso di noi con mitra spianati e dito sul grilletto. Eravamo oltre 300 giovani in quel vallone presso Kardakata .Appena il nostro soldato a braccia alzate si staccò dal gruppo con quel grido «Io essere fascista» il tedesco che gli era più vicino lo fulminò con una mitragliata.Come fosse un segnale, tutti i mitra di quelle iene scaricarono proiettili su di noi. Ancora sono nelle mie orecchie urla, grida, suppliche, lamenti, preghiere, maledizioni, invocazioni.
Mi ritrovai a terra bocconi con due commilitoni sopra di me: uno morto e uno ferito.Rimasi in quella situazione per oltre 6 ore prima di potermi allontanare… ecc.In quel vallone presso Kardakata una commissione internazionale guidata da padre Ghilardini, nostro capellano, nel 1946 rinvenne 306 scheletri, con molti dei teschi fracassati dai colpi di grazia e le ossa parzialmente bruciacchiate, senza piastrine, impossibili da riconoscere. (A Cefalonia i tedeschi cercarono di occultare le stragi anche bruciando i cadaveri cospargendoli di benzina e petrolio).Così tornarono in Patria, nel sacrario di Bari, i giovani italiani che avevano scelto per primi la Resistenza contro i tedeschi.Il dott. Coppini Bruno, tenente medico, lo conobbi sul fronte greco-albanese in mezzo ai soldati feriti che urlavano dal dolore e che Egli, instancabile, operava senza sosta lì dove glieli portavano i portaferiti, a cielo aperto.Quanti ne salvò da morte certa! Lo testimoniava il suo grembiulone color rosso sangue: originariamente era di colore bianco. A Cefalonia il gen. Gandin lo impegnò nelle trattative coi tedeschi vista la sua buona conoscenza della lingua tedesca.E inoltre fu mandato, sempre dal nostro Comando, con un’autoambulanza a soccorrere i numerosi feriti tedeschi durante i primi scontri a noi favorevoli (i tedeschi erano privi di medici sull’isola). Questo lo salvò dalla fucilazione e così, tornato in patria, continuò la sua benemerita opera diventando lo stimato primario dell’ospedale di Borgotaro che tutti ancora ricordano.Bottazzi Lino, ora deceduto, rientrò in patria e nel 1946 attraversò con un taxi tutta la provincia di Parma (da San Secondo ad Albareto) per sincerarsi se ero ritornato a casa, in quanto tutti mi davano per morto, anche i miei familiari. (In effetti quando rientrai a casa ero talmente malridotto (anche per la malaria che mi perseguitava) che mia madre mi chiese «Chi sei?». Non mi aveva riconosciuto!).<—- Nella foto pubblicata sono con Giovanni Bersanelli di Berceto pure lui sopravvissuto. Grazie alla generosità e all’intraprendenza di suo figlio Mauro di Collecchio, nel 2010, a 92 anni, sono tornato a Cefalonia.Assieme al Presidente Mario Pasquali,abbiamo reso omaggio ai nostri compagni caduti, ho lasciato una targa in memoria di quanti non sono tornati e di riconoscenza per la popolazione.Abbiamo trovato e parlato con tre testimoni oculari di quelle stragi (allora avevano circa 10 anni) ed è stato emozionante sentire che a Kardakata ancora si ricorda che un soldato, pieno di sangue, era uscito da sotto i morti …ecc. P.S.: le devo anche dare testimonianza che la vostra rubrica Gente di Provincia è molto seguita: il giorno successivo alla pubblicazione ho ricevuto numerose telefonate da conoscenti ma anche dai familiari di caduti (una da Trento). (continua)
video: Italiani di Cefalonia 1 di 6[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=rihA0DsHD7Y[/youtube]video: Cefalonia – Crimine di guerra 1[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=iD2kEX2e3hs[/youtube]video: Resa di Cefalonia-Il Mandolino del Capitano Corelli[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=rq80L81VoZs[/youtube]video: Foto di guerra di Giuseppe Valenzi[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=m7CVfNn9PHg[/youtube]video: Intervista a Giuseppe Valenzi 1° parte[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=XrDlCAq6u_M[/youtube]
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