Ecco alcuni cervi (Cervus elaphus), in pulitura di muta invernale (il mantello da grigio diventa rossastro), ripresi nei pressi di Parma, e precisamente in Val Taro/Grontone, il 15 aprile 2017.
Gli animali si possono scorgere, al centro della foto, tra la boscaglia, intenti a scomparire.
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Le immagini e questo piccolo testo speriamo sia utile a far appezzare e rispettare la biodiversità del nostro territorio.
Il cervo effettua due mute annuali, una primaverile e una autunnale, che adeguano il colore del mantello e la sua consistenza alle diverse condizioni climatiche delle stagioni.
I primi a mutare il mantello sono gli individui giovani e sani quindi gli individui anziani o malati.
Muta primaverile (tra aprile ed maggio): il cervo assume il mantello estivo di colore bruno rossastro con una linea più scura sul dorso che va dal collo alla base della coda. Le zone del ventre, quelle interne delle cosce e l’area perianale sono giallo-biancastre.
Muta autunnale (tra settembre e ottobre): il cervo assume un mantello di colore bruno scuro, con le zone ventrali leggermente più scure del resto del corpo.
I maschi adulti presentano una folta criniera nella parte inferiore del collo.
I piccoli, subito dopo la nascita, presentano un mantello bruno-scuro con macchie bianche sul dorso che tende a scomparire intorno al 3° mese di vita.
Il periodo della muta è influenzato da:
- – condizioni climatiche, quindi varia sia in relazione all’area geografica considerata che all’andamento meteorologico caratteristico dell’anno;
- – età degli animali (i giovani sono i primi a mutare).
Note Generali
Il Cervo (Cervus elaphus Linneo, 1758) insieme al cinghiale e il capriolo, sono le specie autoctone di ungulati presenti in Emilia-Romagna, il Daino e il Muflone anch’esse presenti sono invece specie alloctone, ovvero importata in Italia in tempi molto antichi (approfondimento nel post Daino (Dama dama) ripreso nei pressi di Compiano (Parma) in Val Taro (settembre 2012) – immagini).
Il Cervo lo si può trovare dalla pianura fin al di sopra del limite del bosco sino ai 2800 m di altitudine nell’Appennino settentrionale e sulle Alpi, manca invece totalmente dall’Appennino meridionale e dalla Sicilia.
Grazie alla sua robustezza ed adattabilità, riesce a colonizzare rapidamente nuovi habitat.
La sua distribuzione è comunque caratterizzata da una notevole frammentazione e irregolarità, dovuta principalmente alla necessità di aree vitali con ambienti di boschi aperti, interrotti da radure e pascoli; l’adattamento del cervo ai boschi più fitti è facilmente da collegare alla pressione esercitata dall’uomo, che lo hanno spinto ad occupare le aree meno frequentate e disturbate.
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