Nella bella cornice del cortile “storico” la “Curte du Bindòn” a Bedonia (Parma)
tra ciottoli, vecchi portoni di depositi, suggestive logge e come copertura il cielo (per la verità un po’ minaccioso), la Compagnia della Pieve dell’Associazione culturale Lupus in FabulArt il 22-07-2012 ha stupito nuovamente
il pubblico accorso numeroso mettendo in scena “Astaroth” di Stefano Benni, con la regia di Aldo Craparo e la partecipazione di Federico Rolleri, Marika Bernabò, Emanuele Ghelfi, Alberto Chiappari, Cristina Delnevo, Carlo Zelioli, Diego Mussi e l’aiuto regia di Mariella e Valentina Delnevo
nella foto il regista Aldo Craparo e l’Assessore del Comune di Bedonia Maria Pia Cattaneo durante la presentazione —>
Federico Rolleri | Marika Bernabò | Emanuele Ghelfi |
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Alberto Chiappari | Cristina Delnevo | Carlo Zelioli |
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Diego Mussi | Aldo Craparo (regista) | la Compagnia |
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Una bella serata in uno scenario semplice tra caseggiati dalle antiche memorie rurali.
Il prossimo evento si terrà il 27 luglio alle ore 21 a Compiano (Parma)
Ecco alcune immagini:
video correlato
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=yU3Qlfax4pc[/youtube]
>>> testo tratto dal sito valtarofotocluballa paginaUscita Fotografica (shooting teatrale):
Astaroth
E se provassimo a considerare la morte non come la fine di tutto, ma come il punto di partenza? Per ricapitolare la vita, guardandola da vicino, senza distrazione. Perché solo dalla sua breve durata si può vedere l’eternità.
La pièce è una discesa agli inferi della nostra follia, che ci fa sprecare la vita in rapporti incrostati, in riti sterili e ossessivi, in progetti lasciati a metà per debolezza, per mancanza di coraggio. Perché si può anche essere buoni ma restare immobili.
E il peccato, si sa, non è tanto il male commesso ma tutto il bene che si poteva fare e non si è fatto.
E’ un’umanità mediocre quella che sfila davanti ad Astaroth, angelo-diavolo che si trova, suo malgrado, a giudicare; un’umanità che ancora non si capacita di essere morta, forse perché lo era anche prima senza saperlo. Un’umanità dall’esistenza opaca, indiretta, intenta a salvare le forme e a consumarsi nell’invidia, guardando alla vita degli altri non per prendersene cura, ma perché non si sa più capire e riconoscere il senso della propria. Oppure un’umanità desiderosa solo di fare notizia o incapace di scegliere e schierarsi, ovvero di diventare adulta e responsabile.
Perché questo è l’atto decisivo, Astaroth lo testimonia: il diavolo-angelo ha voluto uscire dalla palude, disobbedendo. Per scegliere questa terra concreta invece di un cielo improbabile, il risveglio ogni mattina piuttosto che l’eternità. Perché non succeda più che il dopo uccida il domani.
E se provassimo a considerare la morte non come la fine di tutto, ma come il punto di partenza?
Per ricapitolare la vita, guardandola da vicino, senza distrazione. Perché solo dalla sua breve durata si può vedere l’eternità.
E’ questo il percorso che ci propone questo spettacolo, una discesa agli inferi della nostra follia, che ci fa sprecare la vita in rapporti incrostati, in riti sterili e ossessivi, in progetti lasciati a metà per debolezza, per mancanza di coraggio. Perché si può anche essere buoni ma restare immobili.
E il peccato, si sa, non è tanto il male commesso ma tutto il bene che si poteva fare e non si è fatto. E’ un’umanità mediocre quella che sfila davanti ad Astaroth.
Astaroth lo testimonia: il diavolo-angelo ambivalente, ha voluto uscire dalla palude, disobbedendo per scegliere questa terra concreta invece di un cielo improbabile, il risveglio ogni mattina piuttosto che l’eternità. Perché non succeda più che il dopo uccida il domani.
Uno spettacolo che ci farà riflettere, sorridendo delle nostri atroci aberrazioni mortali.
video correlato
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=yU3Qlfax4pc[/youtube]