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Luigi (Louis) Ferrari, Antonio (Tony) Murena e Lino Leonardi, tre fisarmonicisti borghigiani che hanno avuto grande successo in Francia – di Giacomo Bernardi – Borgotaro (PR)
Di seguito il testo di Giacomo Bernardi(appassionato della storia e delle tradizioni di Borgo Val di Taro, Parma), intitolato “Luigi FERRARI (Louis FERRARI), Antonio MURENA (Tony MURENA) e Lino LEONARDI tre fisarmonicisti borghigiani che hanno avuto grande successo in Francia”, nota letta durante la cerimonia svoltasi sabato 12 marzo 2016, presso l’Auditorium G. Mosconi, per i 25 anni del Gemellaggio che unisce Borgo Val di Taro (Parma) alla cittadina francese di Charenton le Pont (guarda il post “Nozze d’argento” per il Gemellaggio tra le Municipalità di Borgotaro e Charenton le Pont – 12 marzo 2016 – immagini di Teresa Fortunati).
Luigi FERRARI (Louis FERRARI), Antonio MURENA (Tony MURENA) e Lino LEONARDI, tre fisarmonicisti borghigiani che hanno avuto grande successo in Francia
Ecco come ho ricordato i tre fisarmonicisti borghigiani che hanno avuto grande successo in Francia.
Questo, presso l’Auditorium G. Mosconi di Borgotaro.
Un cordiale saluto a tutti e un benvenuto ai nostri ospiti e amici di Charenton.
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Vi parliamo ora di 3 grandi artisti borgotaresi che hanno vissuto, si sono formati, e hanno operato in Francia.
I loro nomi: Luigi FERRARI (Louis FERRARI) Antonio MURENA (Tony MURENA) Lino LEONARDI volutamente pronunciati nella nostra lingua perchè figli della nostra terra, del Burgu.
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Tutti e tre sono partiti dal Valser musette, anche se gli ultimi due se ne sono ben presto allontanati per seguire nuove strade. Il valzer era un tempo la musica delle corti, delle regge, il ballo della nobiltà Era una musica colta e a scriverla erano i grandi compositori. Pensate al Valzer di Strauss.
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Le classi più umili, il popolo, non gradivano quella musica aristocratica, così, a partire dagli inizi del 900, in Francia nacque un valzer alternativo a quello solenne: il valse musette, detto valzer del popolo.
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Molti suonatori di musette erano vagabondi che percorrevano le strade di Parigi e si fermavano nelle piazze ad allietare i passanti e a raccogliere qualche elemosina. Credo che i nostri tre grandi abbiano iniziato così.
Perchè i tre vengono da una storia di miseria e di emigrazione.
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Louis Ferrari
Nasce a Borgotaro nel 1910.
Giovanissimo, emigra in Francia E’ stato un grande interprete della musette ed è considerato in Francia uno dei più significativi suonatori di questo genere. Era dotato di una tecnica raffinata e raggiunge la notorietà in Francia nel 1939, come conduttore musicale di una trasmissione radiofonica nazionale dal titolo “Pum pum, tra là la”
Scrive molte canzoni ed è l’autore, in particolare, di una delle più belle musette d’ogni tempo: DOMINO Ancora oggi, uno dei brani più trasmessi, più eseguiti e più ascoltati. Scritto nel 1950, veniva eseguita negli Stati Uniti, già nel 1951, da cantanti del calibro di Bing Crosby, Doris Day e Tony Martin, mentre in Francia entrava nel repertorio di Edith Piaff e Ives Montand.
Ha scritto un critico: “Spesso, nei locali dove si balla, mi imbatto in orchestre che, dopo aver annunciato genericamente un valzer, eseguono il famoso brano DOMINO di Louis Ferrari. La musica cattura. Le parole anche. Sul ritmo malinconico e struggente le coppie ballano….senza sapere che DOMINO è la musette più bella di tutti i tempi”.
A proposito di DOMINO, “…la musica cattura. Le parole anche….” scrive un critico musicale.
Così voglio passarvi il testo originale di Domino.
A proposito, Domino è il diminutivo del nome francese femminile Dominique.
Il testo italiano è molto diverso dall’originale che è stato scritto da Andrè Claveau.
Eccolo:
DOMINO La primavera canta in me, Dominique Il sole s’è fatto bello Il mio cuore è un’ esplosione di musica. Ho bisogno di te delle tue mani su di me del tuo corpo morbido e caldo. Voglio essere amato, Domino
Attenta, amore mio, ti ho troppo perdonato. Ho perduto più notti di quante me ne hai donato. Ancor più di ore ad aspettare d’averti sul mio cuore Può darsi che a mia volta t’abbia fatto soffrire
Ti diverti delle mie pene e io mi consumo ad amarti.
Domino, Domino La primavera canta in me, Dominique. Il sole s’è fatto bello Il mio cuore è un’esplosione di musica Ho bisogno di te delle tue mani su di me del tuo corpo morbido e caldo. Voglio essere amato, Domino. E’ un pensiero che più non sopporto che uno possa prendere il mio posto tra le tue braccia.
Sopporto ogni cosa, ma questo è troppo che un altro pensi di rubarmi il mio bene.
Domino, domino Ho fatto male ad arrabbiarmi con te, Domino. So bene che non cè niente da fare. Hai il cuore leggero. Tu non puoi cambiare. Mai io t’amo. Cosa vuoi farci? Non posso più cambiare…….. Ti ho sempre tutto perdonato, ma ritorna, Domino, Domino, E niente più ti dirò.
Davvero un bel testo…il resto lo fa la musica del nostro Louis.
Ferrari muore nel 1987.
Antonio Murena
Antonio Murena, in arte Tony Murena, fu un fisarmonicista di eccezionale virtuosismo e rara eleganza. Nasce a Borgotaro nel 1915 e nel 1923, a soli 8 annni, emigra in Francia con la madre, rimasta vedova dopo la morte del marito nella prima guerra mondiale. Va ad abitare a Nogent sur Marne, uno dei comuni della banlieue, della periferia parigina, dove da tempo è presente una comunità di borghigiani.
A 13 anni comincia ad andare nei locali a far ballare la gente con la sua fisarmonica.
Ben presto viene notato e ingaggiato presso cabaret famosi di Parigi: Le Chantilly e l’Ange rouge.
Si dedica quindi al bandoneon, che è una versione argentina della fisarmonica, e nei primi anni 30, quando esplode la moda del tango, suona nelle più importanti formazioni del genere, tra cui quelle di Rafael Canaro e Eduardo Bianco, le migliori orchestre di Parigi.
Fonda, poi, un quintetto suo e si esibisce in mitici locali parigini: La Silhouette, La Boule noire e La Java
Ma dal punto di vista musicologico il merito maggiore di Tony è stato quello di diventare il maggiore interprete dello swing musette francese.
Infatti, fin dai primi anni 40, si era convertito al jazz, avendo compreso per primo come la fisarmonica potesse adattarsi anche all’ambito colto del jazz.
In questo campo Tony fu un precursore e fa compiere un salto di qualità alla fisarmonica.
Fu uno stilista di grande eleganza e un uomo di grande fascino, come potete osservare nella foto (2).
Tony fu anche compositore molto fecondo.
Sono circa 500 i brani da lui scritti.
Penso che molti di voi abbiano sentito parlare di Glenn Miller e conoscano la sua musica che caratterizzò la scena musicale degli anni 40.
Ebbene, soltanto la morte improvvisa di questo grande e noto personaggio (ricordo che era ritornato negli Stati Uniti per qualche giorno ed era ripartito con un aereo per raggiungere la sua famosa band sui fronti di guerra.
Di quell’aereo e di Glenn Miller non si ebbero più notizie.
Bene, senza questo incidente Tony Murena avrebbe fatto parte di quella che era, al tempo, considerata la più famosa formazione musicale del mondo.
Tony è morto giovane nel 1971. Aveva soltanto 56 anni.
Lino Leonardi
Lino Leonardi, conosciuto come Lino d’la Strinèra, nasce a Borgotaro nel 1926 e si distingue dagli altri fisarmonicisti borgotaresi.
Non ha raggiunto la popolarità di Ferrari e Murena, ma ha saputo imporre la fisarmonica nella Parigi bene, negli ambienti culturali della capitale francese.
La sua cultura di base, le sue frequentazioni l’hanno portato ad abbandonare il filone del valsermusette per battere altre strade ben più ambiziose.
Non la balera, ma i grandi teatri e i salotti buoni.
Non le canzoncine ma le rime dei grandi poeti francesi medievali: da Ronsard a Villon.
A cambiare la sua vita fu forse il matrimonio con quet’ultima: Monique Morelli, una grande cantante tipo Juliètte Greco.
L’unione tra i due li portò al successo.
Lui musicò gli antichi poemi dei poeti medioevali e lei si esibiva con questi nei più importanti teatri, accompagnata dalla fisarmonica di Lino.
Louis Aragon, uno dei più grandi poeti francesi del secolo scorso, volle che Lino musicasse molte sue poesie.
Ascoltando la musica di Lino, Aragon scrisse: “Quando ascolto la musica di Lino è come se mi guardassi in uno specchio. Scopro i segreti delle parole che ho scritto, m’accorgo solo allora che cosa il mio cuore voleva dire con quella poesia”.
Quando morì Elsa, moglie di Aragon, questi volle che fosse Lino a scrivere un “Oratorium per lei”.
Oratorium che venne eseguito nel giugno 1981
L’ho potuto conoscere bene perchè per una decina d’anni ho potuto trascorrere con lui intere giornate, durante i suoi numerosi ritorni al Borgo.
Era talmente riservato e umile che per anni, nemmeno i suoi parenti più stretti erano a conoscenza dei suoi successi, della sua vita artistica.
Sapeva di letteratura, conosceva in modo profondo la poesia francese dal medioevo a quella moderna.
Era di una umiltà incredibile. Schivo.
Tutto quello che ho potuto sapere gliel’ho strappato a furia di domande.
Più che parlare di se stesso, amava conversare in dialetto, desiderava conoscere ciò che di bello c’era al Borgo e in valle.
Mi chiedeva di Scrittori e poeti italiani che non poteva gustare perchè le sue lingue erano il francese e il dialetto.
A volte mi faceva recitare poesie.
A caso. Mi diceva : dì una poesia. E poi: Bèlu l’italian. Ma ch’ bata al burg’zan!”.
Era innamorato di certe parole: due in particolare: bagaju e magari.
E ci divertivamo a comporre frasi in cui queste parole cambiavano significato.
Mi ricordo la sua meraviglia di bambino quando lo portai a raccogliere i ginepri.
Non aveva mai visto quelle piante.
Nonostante la sua cultura, o forse proprio per questo, era assetato di conoscenze sempre nuove.
Dopo la sua morte, avvenuta agli inizi del 2000, consultando internet, mi sono reso conto che Lino ha svolto un ruolo importante nell’ambiente culturale francese, più ancora di quello che avevo immaginato.
E oggi avrei tante domande da rivolgergli.
Muore nel 2005.
Un giorno Lino mi dice:
Voju fa qualcosa pr’la Burgu. T’ dèivi scriv’m’ qualcosa in dial’ttu. Una preghiera, un’Ave Maria, ch’ gh’ sia qualch’ rima.
Così in una di quelle sere in cui il mondo sembra poco allegro, c’era in giro la guerra in Kossovo, gettai giù un testo e lo spedii a Lino.
Lui lo musicò e ne uscì questo pezzo: Ave Maria burg’zan-na
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