Visto che nel blog è presente la categoria Lupo, riportiamo volentieri la seguente notizia.
Nei giorni scorsi (21 dicembre 2015) il Consiglio Provinciale a Parma, si è aperto con un approfondimento sul progetto di tutela del lupo nell’Appennino tosco-emiliano. L’intervento è stato affidato a Willy Reggioni, responsabile del progetto Wolf Apennine Center del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, che ha parlato della Presenza del lupo nell’Appennino parmense: monitoraggio, prevenzione e mitigazione.
“Prima il rischio era per il patrimonio zootecnico, ora l’asse della paura si è spostato e coinvolge l’uomo. (…)”
(guarda il post Un tavolo provinciale per una possibile convivenza tra uomo e lupo – Provincia di Parma – Comunicato stampa – 4 febbraio 2015
della categoria Provincia di Parma, Ufficio stampa)
Testo (parte riguardante il Lupo) visibile nel sito notizie.parma.it alla pagina Consiglio Provinciale: focus sulla presenza del lupo, trasporto pubblico locale e Piano di protezione civile.-Approfondimento sul progetto di tutela di monitoraggio del lupo nell’Appennino tosco-emiliano (…)
immagini di repertorio tratte dal web e dai post del sito
Parma, 21 dicembre 2015
Così come stabilito nella scorsa seduta, il Consiglio Provinciale si è aperto con un approfondimento sul progetto di tutela del lupo nell’Appennino tosco-emiliano. L’intervento è stato affidato a Willy Reggioni, responsabile del progetto Wolf Apennine Center del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, che ha parlato della Presenza del lupo nell’Appennino parmense: monitoraggio, prevenzione e mitigazione.
L’esperto ha sottolineato come, in questi ultimi anni, ci si trovi di fronte a una rinnovata tensione nei confronti del lupo.
“Prima il rischio era per il patrimonio zootecnico, ora l’asse della paura si è spostato e coinvolge l’uomo.
I lupi sono più contattabili ma ci sono ragioni storiche e culturali: hanno occupato la parte del crinale dell’Appennino, quella loro più congeniale, ma i giovani lupi sono stati costretti a scendere verso valle dove hanno trovato un territorio altrettanto capace di ospitarli.
La dispersione è una caratteristica tipica del lupo: è organizzato in gruppi familiari, e molti giovani esemplari li abbandonano per cercare fortuna altrove, fondando nuovi gruppi familiare che, a loro volta, generano lupi.
L’abbandono della montagna ha fatto sì che questa si rinaturalizzasse – ha affermato Reggioni – Il lupo è tornato e ha trovato due generazioni di pastori impreparati.
Negli anni Novanta come Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, siamo intervenuti con la prevenzione.
La presenza del lupo in collina crea grandi problemi: c’è una rinnovata pressione nei confronti degli animali domestici.
La paura è resa ancora più pressante dal fenomeno dell’ibridazione, cioè dal problema della incapacità di conservazione del patrimonio genetico del lupo.
Reggioni ha continuato illustrando il progetto Wolf Appenin Center:“Grazie a questo sono state firmate molte convenzioni con soggetti portatori d’interesse: questo consente di avere un centro di referenza per risolvere i conflitti.
Siamo intervenuti in luoghi critici come Albareto, dove c’è un gruppo familiare che ha imparato a predare i cani.
Incontriamo le persone e i cacciatori, e abbiamo fatto un intervento di cattura di alcuni animali e accertato che sono geneticamente puri: con questi dati siamo in grado di fornire la localizzazione degli animali prima dell’attività venatoria.
Da dire è che il lupo è il nostro super predatore ed è potenzialmente pericoloso: nel nostro Appennino si contano una ventina di gruppi familiari.
L’aspetto più importante è l’informazione per la limitazione dei pregiudizi”.
La relazione ha suscitato grande interesse.
Il Consigliere Giuseppe Conti ha chiesto che si continui il confronto con tutti i portatori d’interesse, anche con chi abita la montagna e, con la sua presenza, la rende vitale.
E ha sottolineato “come i problemi ci siano con i cani ma con altri animali come pecore, pecore, cavalli, pony.
Ed è necessario salvaguardare tutti”.
Il Consigliere Maurizio Vescovi ha chiesto chiarimenti sulle tecniche adottate per il monitoraggio degli animali e le migrazioni.“Sono tante le tecniche” ha risposto Reggioni. “Dirette che prevedono la cattura, mai facile, e il posizionamento di un collare che permette la localizzazione. E indirette come l’ululato indotto per localizzare il gruppo familiare, il seguire le tracce sulla neve e l’analisi dei campioni fecali per la determinazione del genotipo del lupo”.
Claudio Moretti, Delegato all’Agricoltura, ha concluso chiedendo l’istituzione di un gruppo di lavoro che coinvolga la Provincia, i portatori d’interesse e il Parco dell’Appennino per un confronto continuo sul tema.Provincia di Parma
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