In occasione del Natale 2015, Angelo Pavesi di Montegroppo di Albareto (Parma), ha realizzato (come da molti anni), un Presepio molto originale e caratteristico che contiene le nostre memorie rurali.
Il Presepio allestito in un stanzino nei pressi della Chiesa della frazione è stato meta nei giorni festivi del Natale 2015 di numerosi amici e conoscenti, che hanno potuto apprezzare e ammirare il grande lavoro artistico che, con “licenza stilistica e poetica”, mette in risalto attraverso la riproduzione di molti aspetti della vita quotidiana contadina della zona, la nostra identità rurale.
Tanti complimenti ad Angelo Pavesi, un’artista che riesce a trasmettere il fascino autentico di un mondo rurale contadino ormai passato.
Guarda il post Natale 2012 – Le nostre memorie rurali nel Presepe di Angelo Pavesi – Montegroppo di Albareto (Parma)
PanoramicaInfatti il Presepe di Angelo Pavesi si presenta in maniera molto diversa rispetto a come siamo abituati a conoscerlo oggi e a come si è scelto di rappresentarlo.
La particolarità e spettacolarità di questo Presepe, sta nell’allestimento povero e semplice (un paesaggio soave, con prati verdi, montagne e boschi) che documenta, attraverso appunto questo ambiente, i personaggi e gli edifici, il mondo contadino della montagna, le nostre radici e la tradizione agricola e rurale della Val Gotra, che poi è anche quella del popolo di tutto l’Appennino che per secoli ha vissuto in territori come quello rappresentato nel bellissimo Presepio: ambienti adibiti al pascolo e alla coltivazione agroforestale.
Attraverso una scenografia semplice, con sullo sfondo una roccia bagnata, Angelo Pavesi ha realizzato, con fantasia e gusto, un’opera semplice che oltre a comunicare sentimenti di speranza, insegna e fa rivivere una civiltà contadina ormai perduta.
In pratica una rievocazione storico-rurale, delle nostre meravigliose campagne.
Ecco una carrellata di immagini, con l’aggiunta di didascalia;
la “capanna” della natività con la mangiatoia (in dialetto “creppia”),
accanto la stalla con i buoi (in dialetto “a stalla cun i béé”),
la cantina,
il mulino ad acqua (in dialetto “u murin”),
il testo o forno a legna – campana in ghisa (in dialetto “u testu”), con la paletta (in dialetto “u troveru“) per spostare le braci sotto al testo-campana,
i pascoli con il bue,
e la fontana (in dialetto “a funtànna”) abbeveratoio.
Nei pressi del mulino (in dialetto “u murin”) ad acqua con la finestra e l’inferriata (in dialetto “a fenestra cun a ferà”),
troviamo il bagno esterno (in dialetto “u cagadu”),
e l’allestimento di un’antica aia (in dialetto “l’èra”),
la tavola imbandita con alcuni oggetti utili per la cucina del contadino di allora; il mortaio per frantumare il sale (in dialetto “a pilla daa sà”), la fascella il contenitore bucherellato dove la cagliata è messa a sgrondare e viene a volte pressata per fare il formaggio (in dialetto “a fasella”), il colino (in dialetto “u curadu”) utilizzato da filtrare il latte attraverso inserimento all’interno di un’erba secca spontanea (in dialetto “u curumme”),
la stufa in ghisa a due bocche di carico (in dialetto “a stua da duu busi”) e i testaroli (in dialetto testö’ o testarö’),
e il vallo che serviva per separare le castagne secche dai resti della buccia (in dialetto “u vallu”) e la mola affilatrice di attrezzi da taglio (in dialetto “a moraa”).
Sono poi visibili vari attrezzi del “duro” lavoro agricolo anche questi erano preziosi oggetti per il contadino di allora:il seghetto con corda tenditore (in dialetto “seghettu cun u turzun”) e la forca (in dialetto “u furcau”),l’orto con gli attrezzi da lavoro con a fianco paletti per i fagioli rampicanti (in dialetto “e brocche pi i fasèè”)
attrezzo di corda utilizzato per il trasporto del fieno (in dialetto “a reida“), la falce (in dialetto “a curiatta”) e la mazza (in dialetto “a mazètta”),
il cavalletto per tagliare la legna (in dialetto “cavalettu da faa a lègna”),
cunei spaccalegna (in dialetto “e taglieere da spacá a légna”), e l’ascia (in dialetto”a segu”),
la sega a due impugnature che deve essere usata da due persone (in dialetto “resegun”),
la mazzetta (in dialetto “a mazza”), il palanchino (in dialetto “u paa a feru”),i chiodi per spaccare i sassi (in dialetto “i pinchiotti”),
di fianco alla natività, la cassapanca (in dialetto “bancàà”) e banchetto utilizzato per fare i manici o pioli da scala (in dialetto “piri”),
la slitta per trasportare la legna e il fieno (in dialetto “a leeza”),
sopra alla natività, il grosso cesto che si appoggiava al capo per il trasporto delle foglie (in dialetto “cavagna per cuglii u ruscu”),
il rastrello (in dialetto “u rastellu”).I personaggi, che rappresentano il vissuto consueto dei montanari, incisi nel legno con grande cura nei minimi particolari (addirittura sono scolpiti anche i costumi popolari rurali), animano la scena di quotidianità contadina e sono rappresentati intenti a:
i giovani uomini “battono” un sacco pieno di castagne secche per facilitare il distacco dal frutto secco della buccia (in dialetto “pistà e castagne cun u saccu”),![]()
il vecchio si riposa seduto su un tronchetto (in dialetto “u vecciu cu sà reposa in su zuchettu”), con a fianco il rastrello per accumulare i ricci delle castagne (in dialetto “cun u rastellu da muciaa e rizze”);
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la signora porta il pane ( in dialetto “a levà”) appoggiato sul tagliere (in dialetto “a livèra”), per la cottura nel forno “portatile” a legna in ghisa (“testo”);
il giovane uomo si avvia nel bosco per tagliare la legna con l’accetta (in dialetto “sugheretto”);
la donna porta la spesa o gli alimenti dentro il fazzoletto da merenda (in dialetto “u drapellu da gruppu”);![]()
un’altra donna prepara il castagnaccio (in dialetto catignazzu o castagnassu) attraverso la cottura nel testarolo (in dialetto testö’ o testarö’);
un’anziana fila la lana mentre è al pascolo con la pecora;
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Il Presepe di Angelo Pavesi lo si può definire un quadro tridimensionale, una fotografia dell’operare storico dell’uomo montanaro, della campagna dell’Appennino di molto tempo fa, un ritorno alle nostre origini, richiamate dagli antichi mestieri, dagli attrezzi e dai particolari degli ambienti.
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Galleria immagini: Natale 2015: Presepe “rurale” e contadino di Angelo Pavesi – Montegroppo, Albareto (PR)